mercoledì, Settembre 25, 2024

Chirico: “Agnelli trattato dalla Figc da mafioso. Ma stiano però attenti a Giraudo perché gli imprevisti arrivano all’improvviso”

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“Agnelli di errori ne ha fatti parecchi, ma 3 anni e 4 mesi di squalifica la FIGC non li da nemmeno a chi si vende le partite. La sentenza degli gravinoidi sa di vendetta, stiano però attenti a Giraudo perché gli imprevisti arrivano all’improvviso”.

Con queste parole Marcello Chirico presenta il suo nuovo editoriale per IlBianconero:

Tre anni e 4 mesi d’inibizione. Che significa fuori dal mondo del pallone. È quanto dovrà starci Andrea Agnelli, appena condannato all’esilio dalla solita giustizia sportiva per non aver accettato il patteggiamento sulle questioni plusvalenze e stipendi riguardanti la Juventus. Milleduecento giorni circa, più 60mila euro di multa, che finiranno nelle casse della FIGC insieme ai 716 mila pagati dalla sua ex società. Grazie alla Juve la federazione si sta arricchendo”, si legge nell’articolo del giornalista di fede bianconera.

“Andrea Agnelli è ricorso al TAR per tentare di farsi togliere la squalifica, decisione legittima, soprattutto perché finora nel calcio italiano nessuno aveva ricevuto una punizione così pesante. Nemmeno giocatori accusati di essersi venduti delle partite. Paolo Rossi, tanto per fare un esempio, per il calcio scommesse degli anni 80 di anni di squalifica se ne prese 2 (e nel parallelo processo penale venne pure assolto)”.

Agnelli “è stato spericolato oltre ogni limite ed ha pagato dazio“, afferma Chirico.

Dopodiché, quando aveva capito che il cugino Elkann non gli avrebbe più elargito altri aumenti di capitale, ha provato a fare l’azzardo più grande: spodestare la UEFA mettendo in piedi la SuperLega, un torneo multimiliardario alternativo e più ricco della Champions. Quando organizzi un colpo di Stato devi però essere certo di portarlo a buon fine, altrimenti ci rimetti la pelle. E così è stato. Perché ha scatenato contro di se il potere costituito dei tiranni istituzionali di Nyon, di molti governi europei e – ovviamente – della Federazione nostrana. I 3 anni e 4 mesi di condanna per lui e la penalizzazione, più multa ed esclusione dalle coppe europee per la Juve, sono la conseguenza di quel golpe fallito. Perché organizzato malissimo”.

Premesso tutto ciò, Agnelli non può essere messo alla pari di un delinquente comune. Ha peccato di arroganza e superominismo, ha sfidato il potere, però adesso non deve essere trattato come un mafioso stragista. Ha sbagliato, ma non ha ucciso nessuno, tanto meno rovinato il calcio. Voleva cambiarlo e non c’è riuscito, perché i signori del pallone il cambiamento non lo vogliono, in quanto significherebbe per loro perdita di potere. Un potere assoluto e totale che nemmeno uno che si chiama Agnelli è riuscito a scalfire, tanto per renderci conto di quanto sia radicato”.

Ci sta tentando con meno irruenza ma tanta pervicacia, e più tattica, pure Giraudo: vedremo se lui ci riuscirà. O se sarà la Corte Europea a modificare i rapporti di forza, anche se difficilmente burocrate mangia burocrate. Una cosa però è certa: il Palazzo, che sia quello di Nyon o di via Allegri, va abbattuto. Come accadde per la Prima Repubblica, ne serve una Seconda pure per il pallone. Agnelli lo aveva capito, per questo è stato sbranato”.

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