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Le scuse di Ziliani sulla Juve fanno ribollire il web

Il giornalista Paolo Ziliani torna sulle ultime vicende giudiziarie della Juventus e chiede scusa, dopo quanto scritto pochi giorni fa. Sono scuse rettoriche quelle dell’esperto cronista del Fatto Quotidiano, perché secondo il giornalista ritiene che i bianconeri non hanno vinto. Hanno perso. Queste le sue riflessioni:

Sento il dovere di dire – scusandomi – che anch’io ho commesso un errore: seguendo e commentando gli accadimenti della Via Crucis giudiziaria del club di Agnelli (ieri) e di Elkann (oggi), non mi sono accorto che la Juventus, al di là di tanti piccoli successi legali, indiscutibili e estemporanei, raccolti strada facendo è uscita sconfitta”.

Non mi sono accorto che di battaglia in battaglia, a fronte di tante piccole, momentanee affermazioni (i due patteggiamenti con FIGC e UEFA, le risibili sanzioni di molte condanne), la Juventus accumulava, anche, pesantissime zavorre. E quando l’ultimo atto si è consumato, l’altro ieri a Nyon, con l’esclusione di un solo anno dall’Europa e con i 20 milioni di ammenda, ho commesso l’errore – imperdonabile – di guardare il dito e non vedere la luna”.

Il dito era Madama che ancora una volta schivava una cannonata vedendosi colpita solo di striscio; la luna era il quadro d’assieme, lo scenario di guerra, lo zoom sul campo di battaglia in cui l’armata bianconera aveva combattuto per mesi, la trincea in cui si era rintanata e che a dispetto dei bollettini di guerra che annunciavano, quasi sempre, perdite inferiori a quelle temute, era lì davanti ai nostri occhi a mostrare morti e feriti e a raccontare quanto danno e quanta distruzione la battaglia le avesse comunque portato”.

Direte: ma due giorni fa hai scritto un pezzo dal titolo “L’UEFA come la FIGC: pagliacciata assoluta, Juventus bandita dalle coppe per un solo anno”; e il 31 maggio, all’indomani del patteggiamento-farsa da 718 mila euro, avevi descritto la Serie A come un saloon del Far West dove vince chi bara di più e chi spara per primo col tacito consenso dei due sceriffi Abodi e Gravina. E allora? Allora, ripeto, anch’io ho commesso un errore: non mi sono accorto che la Juventus era uscita da questa guerra profondamente segnata. Non mi ero accorto che ne era uscita sconfitta”.

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